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sabato 18 aprile 2015

Maschio bianco etero - John Niven






Kennedy Marr è un donnaiolo, un egocentrico, un narciso.
Le altre tredici righe di trama sono praticamente superflue: il nostro protagonista non è nient'altro.
è stato uno scrittore di successo ma ormai ha venduto la propria arte al demone di Hollywood: grandi guadagni in cambio di un lavoro minimo -di limatura- o più impegnativo ma destinato a essere snaturato fino a diventare degno di disconoscimento, e per tollerare il tutto un'ubriachezza perpetua, come un manto che possa separarlo dalla realtà, o forse proteggere la sua anima da ciò che sta facendo a sé stesso.
Ho trovato difficile -ok, impossibile- empatizzare con Kennedy perché è la tipica persona che nella realtà vorrei prendere a schiaffi: ha avuto tutto dalla vita e ripaga la fortuna comportandosi da stronzo immenso (posso dire le parolacce qui, vero?).
Quindi, libro bocciato? Assolutamente no!
Niven scrive a brevi tratti con una sorta di stream of consciousnessche da parte di Joyce mi aveva dato gli incubi ma in piccole dosi è più che apprezzabile: ti fa sprofondare nella narrazione, per cui posso odiare il protagonista assoluto ma devo andare avanti nella storia!
Il finale non mi ha entusiasmata -sono una persona orribile, lo so!- ma occupa le ultime quattro o cinque pagine e non pregiudica per nulla il romanzo anche se devo ammettere che avrei preferito che la morale restasse mostrata per contrasto e basta invece che, mh, avverata (è appena andato in onda "Come lamentarsi di un finale senza fare spoiler").

2 commenti:

  1. L'ho letto al moroso, che già aveva dovuto sopportare i miei borbottii a riguardo. Dice "brava anche lei!". Io mi soffermo sulla seconda parola e gongolo, tu puoi considerare l'entusiasmo nell'intero!

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