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giovedì 20 agosto 2015

"Okay?". "NO, vaffanculo "

Non lasciatevi ingannare dal titolo, la recensione che qui seguirà è molto più bella di quanto mi aspettassi.
In un boato di autolesionismo ho scelto di leggere Colpa delle stelle di John Green, e non mi pentirò mai di questa scelta.
A dispetto di quanto mi aspettassi, è molto meno melenso di come ci si aspetta. Lei mi piace molto, è ribelle e fuori dagli schemi. Lui mi ricorda tanto un personaggio che aveva inventato Liza anni ed anni fa, di cui chiacchieravamo spesso e volentieri. Nella mia testa, lui aveva il suo volto. (spoiler)  Ed una gamba in meno.
Tutto scritto dal punto di vista di Hazel Grace Lancaster, è un romanzo non tanto ricco di colpi di scena ma di bellissime riflessioni filosofiche che possono toccare i cuori sensibili. E pieno di battute che vi fanno sgnanasciare e non vi aspettereste. Una ve la devo citare perché è stupenda
Mamma:"Te l'ha passato? "
Hazel :" con te l'ha passato intendi l'herpes?"
Capite che uno non si aspetta certe battute in un libro che parla di cancro. Che parla di morire. Che racconta un amore più stupido ed autolesionista di quello di Romeo e Giulietta.
Che parla del mondo e delle sue avverse stelle, che si bevono in un calice e si chiamano con un nome francese. 
John Green non mi ispirava per niente, ad un primo pensiero. Poi gli ho dato una possibilità, e per come scrive penso che leggerò altro di lui. 
E' un romanzo che consiglio ai non deboli di cuore, perché l'argomento è delicatino e so che non tutti lo tollerano allo stesso modo. Per quanti sia divertente nel mezzo, fa pensare e fa riflettere. E mi ha fatto capire che il nostro piccolo spazio di infinito, che ci è stato dato alla nascita e terminerà con la nostra dipartita, è davvero il più bel regalo che potessero farci.
Amy

martedì 11 agosto 2015

L'amore è un progetto pericoloso - Graeme Simsion

Se non avete letto The Rosie Project,  fermatevi immediatamente. Alzatevi dalla sedia, mettetevi addosso una giacca (metaforicamente, fa davvero troppo caldo) e correte in libreria. Non importa che ore siano. L'amore è un difetto meraviglioso, come la Longanesi ha deciso di tradurre il primo libro della saga di Don Tillman (The Rosie Project, appunto), merita davvero una lettura. Quando una mia amica mi disse: "sto leggendo questo libro, è strepitoso", non ebbi dubbi nemmeno per un istante.
Quando mi regalò il seguito, capii che dovevo centellinare. Che Don e Rosie mi sarebbero mancati esattamente quanto la prima volta.
Ogni singola pagina di questo libro, e del precedente, per quanto mi riguarda è dedicata a lei.

La trama è pressapoco questa: Don e Rosie sono incinti. O almeno questo è quello che lei gli dice a pagina quattro, o nella quarta di copertina. Sono incinti, perché si dice così. Ma alla fine, è lei che è incinta. Lui ha tutto il libro a disposizione per entrare nell'ottica di quel plurale.
E riesce, naturalmente, a combinare un sacco di casini.

A differenza del primo libro, in cui lui è davvero strano, un sociopatico convinto, a volte sfiorante una specie di autismo, in questo frizzante seguito - non è un'idea mia, me l'ha fatto notare un amico - lui non è molto diverso da un uomo normale che si ritrova a passare da un "noi due" a un "voi due e poi ci sono anche io", per così dire. Ci sono tutte le difficoltà di accetazione di un uomo medio, raccontate da un uomo, quindi rese ancora più verosimili.

Solo che stiamo parlando di Don Tillman, che rende di colpo tutto più divertente.