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lunedì 7 dicembre 2015

Teorema Catherine - John Green

Dal momento che le mie amiche si stanno impegnando tanto, il minimo che potessi fare da parte mia era ricominciare a pubblicare recensioni [no, non la recensione che Liza pretende da tre mesi].

Una precisazione è d’obbligo: dopo aver letto la trama di Colpa delle stelle sono stata investita da un terrore quasi sacro nei confronti di John Green, il genere di terrore da "Non lo leggerò mai!" Il fatto è che io non capisco perché la gente ami tanto leggere libri che già dalla quarta di copertina lasciano intendere quanto distruggeranno i tuoi sentimenti. Jay, dovresti spiegarmelo.
Come sono giunta, dunque, a questo romanzo (che definirei più racconto, data la brevità e la semplicità)?
Passando attraverso la mediazione di David Levithan, con cui Green ha scritto Will ti presento Will: di Levithan già mi fidavo, e dopo quella prima lettura ho deciso di potermi fidare anche di Green, seppure con qualche precauzione.

Fine preambolo inutile, la trama:
Da quando ha l’età per essere attratto da una ragazza, Colin, ex bambino prodigio, forse genio matematico forse no, fissato con gli anagrammi, è uscito con diciannove Catherine. E tutte l’hanno piantato.
Così decide di inventare un teorema che preveda l’esito di qualunque relazione amorosa. E gli eviti, se possibile, di farsi spezzare il cuore un’altra volta. Tutto questo nel corso di un’estate gloriosa, passata con l’amico Hassan a scoprire posti nuovi, persone bizzarre di tutte le età, ragazze speciali che hanno il gran pregio di non chiamarsi Catherine.

Teorema Catherine è uno young adult, anche se penso che dovrebbero coniare una nuova espressione per distinguere tra libri dedicati a giovani adulti e libri per gente con pochissime pretese [è il massimo del mio politically correct]; Green adegua il linguaggio all’età dei personaggi ed è una cosa che apprezzo, anche se non rispecchia affatto il modo di parlare che usavo io o sento usare dai diciottenni; immagino che sia inevitabile, trattandosi di una traduzione.
La trama è molto semplice e veloce, il finale è abbondantemente prevedibile e, anche a causa della scarsa lunghezza, i personaggi sono quasi solo abbozzati; ciò nonostante
l’ho trovata una lettura davvero piacevole e divertente: mi piace l'umorismo di quest'uomo, ormai mi è chiaro!
Colin è il protagonista assoluto (NB: il romanzo è narrato in terza persona, Yppie!) e quindi quello di cui seguiamo maggiormente il viaggio introspettivo, scoprendo i punti salienti della sua vita mediante dei flashback, ordinati a seconda della Catherine del momento.
Leggendo tra le recensioni su Anobii ho trovato un sacco di odio nei confronti di Colin: a me ha fatto solo tanta tenerezza. Quando l’unica cosa che ti salva dalle prese in giro, dalla solitudine, e dalle delusioni d’amore, è essere un genio mi pare ovvio che tutta la vita finisce per incentrarsi su quello, fino a pensare che con un teorema matematico si possa prevedere l’andamento di una relazione, perché no?
E poi ho un debole per le nozioni inutili, per quanto mi riguarda Colin è un ottimo narratore anche con tutte le sue divagazioni!
Passiamo ai due comprimari: Hassan e Linsday. Le poche cose che sappiamo di loro sono essi stessi a dircelo, perlopiù urlandolo in faccia a Colin durante i litigi, la pecca più grande del libro per me, è che queste informazioni sono troppo poche, più accenni alla loro storie personali che vere spiegazioni sulle loro azioni e pensieri: perché Hassan passa le giornate sdraiate sul divano nonostante sia stato ammesso con il massimo dei voti alla facoltà di algebra superiore? È un dubbio che continua ad attanagliarmi.

1 commento:

  1. Sì, non era quello che pensavo e sì, va bene lo stesso.
    Ora lo leggo anche io e facciamo le recensioni a confronto?

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