Racconta la storia di Rudolph Hoss, futuro comandante di Birkenau -al secolo Aushwitz 2- e di Hanns Alexander, l'ebreo naturalizzato inglese che gli darà la caccia per portarlo al processo di Norimbega che lo giustizierà. Questo libro mi è stato consigliato da colui che ha portato sulle scene questo stesso romanzo con lo spettacolo "Io comandavo Birkenau". L'ho letto, tutto, e mi ha davvero spezzato il cuore a metà. E come in molti libri sul nazismo, nulla è davvero come sembra
Rudolph Hoss non è il mostro che tutti vedono. O meglio, non lo è stato sempre. Era un ragazzo come tanti, che ha voluto entrare nell'esercito per aiutare finanziariamente la sua famiglia e da lì, praticamente senza che lui se ne accorga, lo ha portato nella rosa dei grandi del Terzo Reich. Parallelamente, Hanns ed il suo gemello Paul crescono nella Germania delle leggi antisemite, e solo in Inghilterra troveranno il loro riscatto. È storia alla fine.
Ma la cosa terribile è arrivare alla fine della caccia, in cui vorresti implorare Hanns di non diventare a sua volta un mostro e di provare pietà per il Rudolph buono che hai imparato a conoscere all'inizio del libro.
In tutto il libro asettiche descrizioni saggistiche si alternano a estratti dei diari dei protagonisti, rendendolo uno dei libri più umani che abbia mai letto. Lo consiglio a tutti, ma a seguire una lettura leggera
Da quanto mi è parso di capire non è molto ambientato nel campo di concentramento, o sbaglio? In tal caso forse potrei provarci, lo fai sembrare appetibile!
RispondiEliminaPerò devo ammettere che non so se ho voglia di leggere di un "Rudolph buono"...
@Ylla in realtà ne parla si, ed in modo crudo, ma parte dalla storia iniziale cioè dall'infanzia di Hoss :)
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